STORY TITLE: C.9 Il Trionfo della Perversione 
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STORY

C.9 Il Trionfo della Perversione

by MisterFive
Viewed: 267 times Comments 1 Date: 11-10-2025 Language: Language

L'obiettivo di Matteo non era mai stato quello di coinvolgere altre persone nel loro ménage à Trois. No, la sua visione era più intima, più perversa, quasi artistica. Voleva Chiara tutta per sé, da dividere con il legittimo marito cuckold, suo cugino Andrea. Non era solo sesso; era il potere di piegare una volontà, di trasformare l'ordinario in qualcosa di unico, di suo. Era la costruzione di una dinamica perfetta: la dominazione totale di Andrea, la completa disponibilità di Chiara, e il suo ruolo di demiurgo di questa nuova, sconvolgente realtà. Il mondo esterno non aveva bisogno di contaminare la loro sacra, torbida intimità.
Matteo sapeva che la vera sfida per lui, il culmine del suo

progetto

, era ridurre ai minimi termini la mascolinità del cugino. Non solo umiliarlo, ma smantellare la sua identità, renderlo un mero strumento del loro piacere. Era un'idea che faceva ribollire il sangue di Chiara. Ne avevano parlato a lungo nei momenti d'intimità più esclusivi, sussurrando desideri audaci quando Andrea era in viaggio di lavoro, ignaro delle trame che si ordivano alle sue spalle. Chiara gli mordeva il labbro, i suoi occhi brillavano di un'avidità mai vista.

Voglio vederlo strisciare, Matteo,

gli sussurrava, la voce roca di desiderio.

Voglio che non sappia più chi è senza di noi.

La prospettiva di vedere Andrea completamente spezzato, trasformato in qualcosa di irriconoscibile, la accendeva di un desiderio insaziabile.
Andrea, d'altro canto, dopo l'esperienza del plug anale, sapeva che l'attacco al suo essere maschio era ben lungi dal finire. Quella sensazione di violazione e al contempo di inaspettato piacere era stata solo un'introduzione. Percepiva l'aria che si faceva più densa di attesa, gli sguardi di Chiara e Matteo si incrociavano con una complicità sempre più oscura. Sentiva che stavano per tirare un'altra leva, per spingerlo in un abisso ancora più profondo. Un terrore freddo gli serpeggiava nelle vene, facendogli battere il cuore irregolarmente, la fronte imperlata di sudore, un nodo che gli stringeva la gola. Ma stranamente, sotto quel terrore, avvertiva una pulsazione di malsana curiosità, il brivido dell'ignoto che lo attirava nonostante tutto. Era come l'attrazione verso l'abisso, la consapevolezza che ogni passo lo portava più in basso, ma che in quel baratro potesse esserci una verità oscura, una forma di piacere che lo attendeva.
Cominciò Chiara, su suggerimento di Matteo, qualche giorno prima di un grande incontro a tre che avrebbe segnato un punto di non ritorno. Per prima cosa, come un rituale ormai consolidato, ingabbiò Andrea. La gabbietta d'acciaio fredda e lucida gli strinse il pene, non solo un simbolo tangibile della sua impotenza, ma una fonte costante di frustrazione e disagio fisico. Andrea provava insonnia, incubi vividi, un'agitazione costante che gli rendeva difficile persino respirare normalmente.

Preparati, amore,

gli sussurrò Chiara, la voce bassa e roca, il suo fiato caldo sul collo mentre sfiorava con un'unghia la gabbietta.

Il grande giorno si avvicina. Sarà indimenticabile per tutti noi. E tu sarai la nostra star.

Lo stuzzicava senza sosta, con promesse velate e sguardi languidi, alludendo al futuro a breve termine con un sorriso enigmatico.

Stanotte ho sognato Matteo, Andrea. Era così potente... E tu eri lì, in ginocchio, a guardarci. Non ti piacerebbe che il mio sogno diventasse realtà?


Ogni sera, prima dell'incontro a tre, Chiara si fece leccare avidamente da Andrea. Si sdraiava sul letto, nuda, le gambe leggermente divaricate, e gli ordinava di scendere, di adorare la sua vulva che ancora profumava di Matteo. Andrea obbediva, la lingua che si muoveva freneticamente, assaporando ogni goccia del suo desiderio. Il sapore di lei, dolce e pungente, lo inondava, un misto del suo profumo intimo e di quello di Matteo, un'impronta lasciata dal suo amante. Sentiva la sua lingua bruciare, mentre il pene ingabbiato pulsava in un dolore sordo, un tormento che amplificava la frustrazione. Lei gemeva, si contorceva, godendo sotto di lui, fino ad arrivare al culmine. Lo stuzzicava con commenti sulle sue sensazioni, descrivendo quanto era stata

presa

da Matteo, e come ora toccava ad Andrea servirla. Il suo corpo reagiva al piacere, mentre la sua mente urlava per la frustrazione. La sua umiliazione stava diventando una droga. L'obiettivo era chiaro: portare Andrea sull'orlo del baratro, farlo implorare, renderlo un fascio di nervi tremanti, innalzando la sua frustrazione a un livello insostenibile per la serata finale.
La sera dell'incontro, tutto fu organizzato alla perfezione, con la meticolosità di un rito. L'idea della cena era piaciuta molto alla coppia di amanti, così decisero di replicarla, ma in maniera differente, ancora più umiliante e personale.
La cena si tenne a casa di Chiara e Andrea. Egli, completamente nudo, con il pene ancora ingabbiato e ora umido di sudore e frustrazione, indossava solo un grembiule da cucina. Il suo disagio era palpabile, sentiva l'aria fredda sulla pelle nuda, il grembiule che strideva leggermente contro il suo corpo. Fu incaricato da Chiara di cucinare, apparecchiare e servire la cena a lei e al suo amante Matteo, seduti al tavolo della sala da pranzo, eleganti e rilassati, quasi annoiati. Una musica jazz sommessa riempiva l'ambiente, contrastando stridentemente con l'agonia interiore di Andrea. Ogni volta che Andrea si chinava per servire un piatto, i loro sguardi si incrociavano, e un sorriso malizioso appariva sulle labbra di Chiara o Matteo.

Delizioso, amore,

esclamò Chiara, guardando Matteo anziché Andrea.

Non trovi, Matteo? Andrea si supera sempre per noi.

Oppure:

Andrea, tesoro, potresti gentilmente passare il sale al mio Matteo? Ah, grazie. Sei così bravo a servirci.

La conversazione fluiva spensierata tra loro, a volte con allusioni sarcastiche al

loro servo

o a

quello che si perdeva

. Andrea si sforzava di sorridere, la maschera della normalità tirata sul viso, mentre dentro di sé bruciava una miscela di rabbia, gelosia e un'eccitazione che quasi lo soffocava. Sentiva il sudore freddo sulla schiena, mentre il mondo intorno a lui rimaneva ignaro del dramma che si stava svolgendo.
Dopo cena, mentre Andrea rassettava la cucina, il rumore delle posate che tintinnavano nel lavandino era l'unica colonna sonora ai gemiti sempre più intensi che provenivano dalla camera da letto. Il letto cigolava ritmicamente, i nomi sussurrati e i sospiri affannosi gli martellavano il cervello. Andrea immaginava ogni dettaglio, la sua mente torturata dalle immagini e dai suoni. Ogni gemito di Chiara era una pugnalata, ogni scatto del letto una martellata sulla sua dignità.
Una volta finito, con un ultimo gemito acuto di piacere di Chiara che risuonò per la casa, ad Andrea fu ordinato di andare a guardare i due amanti. Li trovò ancora sul letto, i corpi sudati e intrecciati, lo sguardo languido e soddisfatto. La camera era un santuario della loro lussuria, illuminata solo da una lampada fioca che rendeva le ombre sinuose.
Il gran finale era stato orchestrato da Matteo. Si alzò dal letto, il suo corpo atletico in piena vista, scolpito e imponente, una statua vivente del suo dominio. In piedi, ordinò a Chiara di praticargli uno dei suoi meravigliosi pompini. Chiara si inginocchiò senza esitazione, la sua testa che si muoveva con grazia, i suoi occhi fissi su Matteo con uno sguardo adorante. Andrea osservava, il suo respiro corto e affannoso, il suo pene ingabbiato che pulsava freneticamente, un tormento insopportabile.
Ad un certo punto, Chiara si girò verso Andrea, i suoi occhi brillanti di malizia.

Andrea, inginocchiati accanto a me,

ordinò con una voce dolce ma ferma. Andrea era titubante, i suoi piedi inchiodati a terra, il suo corpo che resisteva. Non poteva. Non voleva. Al che Matteo, con un sorriso gelido, la sua voce risuonando nella stanza come una sentenza, chiese:

Vuoi forse avere la stessa domanda tra un mese, cugino? La scelta è semplice.

Andrea sentì la minaccia, il peso di un'eternità di privazione. Disgustato, con la nausea che gli saliva alla gola, la sua mente in preda al caos, cedette. Le sue ginocchia cedettero, il suo corpo cadde, non solo per obbedienza, ma per la consapevolezza che ogni resistenza era futile, ogni rifiuto gli sarebbe costato più di quanto potesse sopportare. Si inginocchiò accanto a Chiara, la sua mente un uragano di orrore e rassegnazione. Marito e moglie si alternarono con il pompino a Matteo, le labbra di Andrea che si muovevano meccanicamente, il suo stomaco che si contorceva, sentendo la vicinanza al corpo di Matteo, all'atto sessuale, una sensazione che lo spingeva ancora più in là, tra repulsione e un'inaspettata, perversa attrazione.
Alla fine, i due perfidi amanti, già d'accordo sul gran finale, compirono l'affronto decisivo. Matteo godeva abbondantemente nella bocca di Chiara, un getto caldo e abbondante che riempiva la sua gola. Chiara inghiottì con avidità, e senza perdere un istante, si girò verso Andrea, la sua bocca piena del seme di Matteo. Fulminea, baciò il marito, passandogli in bocca parte del seme del suo amante. Il sapore particolare e pungente, infine, la consistenza vischiosa invase la sua bocca, un assalto ai sensi che non poteva rifiutare. Non era solo un fluido, ma l'essenza stessa della loro relazione, ingoiata e passata a lui, una profanazione totale, l'ultima umiliazione.
Andrea non poté fare a meno di subire, il suo corpo reagiva con un brivido incontrollato mentre Chiara si staccava. Il sapore del seme di Matteo era ancora sulla sua lingua, una presenza fisica che si fondeva con il tormento mentale. Chiara e Matteo scoppiarono a ridere, una risata complice, sonora e liberatoria che riempiva la stanza. Andrea era definitivamente sottomesso, la sua volontà piegata, la sua mascolinità ridotta a un guscio vuoto. Ogni resistenza era crollata, ogni confine infranto. La sua mente, un tempo una fortezza, ora era un campo aperto, pronto a ricevere ogni semina, ogni nuovo comando. Ogni fibra del suo essere aveva ceduto, e in quella resa trovava una pace perversa, l'unica possibile. Era diventato l'oggetto del loro desiderio, la tela su cui avrebbero dipinto le loro fantasie più oscure.
La situazione si stabilizzò per molto tempo. Chiara si godeva Matteo, la loro passione inesauribile, e il marito sottomesso Andrea, il suo giocattolo personale che rispondeva a ogni suo capriccio. La luce nei suoi occhi divenne una costante, una donna pienamente realizzata nella sua sessualità e nel suo potere. Non era più solo la moglie di Andrea, ma l'amante di Matteo e la padrona di entrambi, una regina nel suo regno di piacere proibito. Matteo, l'artista della perversione, si crogiolava nel suo successo. Aveva creato la sua opera d'arte vivente, un capolavoro di dominio e di piacere, e il suo senso di onnipotenza era palpabile. E Andrea? Andrea aveva avuto molto, come pochi altri avrebbero mai immaginato. Aveva oltrepassato tutti i limiti che non avrebbe mai creduto possibili. La vergogna non era scomparsa, ma si era fusa con un'inattesa euforia. Il suo corpo rispondeva ai loro desideri con una prontezza che a volte lo spaventava, a volte lo eccitava. In quel vuoto di identità aveva trovato un'esistenza in cui non era più responsabile, solo un oggetto da usare e godere. La sua gabbia d'oro era diventata la sua realtà, e in essa, a modo suo, aveva trovato una contorta forma di libertà.

POSTED 1 COMMENTS:
  • avatar TINTOBRAXX Bellissimo, intenso e scritto bene.

    12-10-2025 19:16:46