HISTORIA TìTULO: COME (SI) SCOPA UN VECCHIO 
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HISTORIA

COME (SI) SCOPA UN VECCHIO

by FrancesQarlo69
Visto: 1346 veces Comentarios 7 Date: 03-12-2025 Idioma: Language

“Ma come fai a scopare con uno così vecchio? Ma gli si rizza?”.
A farmi l’ennesima morale sul mio rapporto agegap è la mia migliore amica, quella che io e Carlo chiamiamo Squinti, vezzeggiativo di squinternata che già è farle un complimento.
Regina delle ipocrite, imperatrice delle bugiarde.
Come tutti quelli che fanno la morale, del resto.
Perché di cazzi di “vecchi” ne sa eccome anche lei. Ma soprattutto io lo so. A raccontarmelo, per filo e per segno, è quello che chiameremo Luca (pseudonimo) che ha più o meno l’età di Carlo.
Più pancia, più capelli e quel peso allo stomaco di un amore non ricambiato che gli impedisce di cucirsi la bocca anche sugli argomenti più privati. Mi ha raccontato tutto, nei minimi dettagli. È stato quasi per caso, un pomeriggio a casa sua, dove mi ero trovata per fargli un piccolo favore ma si vedeva che voleva liberarsi e magari prendersi una piccola rivincita. Ricordava divertito lo sguardo stupito di lei, la prima volta.
È andato subito al sodo e neanche io gli ho chiesto come si sia ritrovato da solo a casa sua con la sorella di quello che allora era il suo apprendista. Mi piacerebbe immaginare una scena da porno, qualcosa come “Cosa posso fare per convincerti a rinnovare il contratto a mio fratello? Farei… (pausa d’effetto, labbro leccato, occhi da cerbiatta) di tutto per lui”.
Ma probabilmente a farli ritrovare nello stesso salotto saranno stati diversi litri di birra bevuti in precedenza, il timore di lei di tornare ubriaca a casa dei genitori e i modi di fare da porco gentiluomo di Luca, che non lasciano del tutto indifferente nemmeno me (so che Carlo non amerà leggerlo, ma è vero e alla fine gli piaccio troia).
Per ricambiarmi il favore che gli avevo fatto quel pomeriggio, Luca mi aveva promesso di farmi trovare un piattone della sua famosa trippa. Invece, si è seduto, ha acceso l’ennesima sigaretta, lasciandosi sfuggire quel sorriso da cane bastonato che ormai ha sempre quando mi parla della storia di amore unilaterale che ha avuto con la Squinti.
“Dovevi vederla, Francesca. Ha quel modo di fare, ti guarda quasi con tono di sfida. Con quell’aria da stronzetta figlia di papà. Come se ti schifasse. Invece, che porca che è.
Stavamo bevendo sul divano, ho messo Bennato allo stereo e lei ha iniziato a ballare e sculettare. Ma come si fa a sculettare su Bennato? Era ovvio che voleva provocarmi.
Gliel’ho detto che non mi era indifferente, che doveva darsi una calmata o non mi sarei controllato. E lei che fa? Si avvicina, inizia a ballare piegandosi in avanti con le tette che a malapena le stavano nella canottiera, mi mette le mani intorno al collo… e mi dice “guardamele pure, non mi da fastidio” e tu come fai? Come fai a controllarti se una posso dirlo? zoccola ti parla così?
Allora le ho spostato la canottiera con un dito, che ormai tanto bastava per farle uscire e gliele ho prese in mano. Ma erano di un morbido… non puoi immaginare. Poi bianche, lisce, soffici, sembravano due mozzarelle ancora calde.
Gliele avrei succhiate per ore. Che poi ha una bella terza, ma una taglia è solo di capezzolo. Non hai idea di come mi facesse impazzire”.
A me lo dici?
Le conosco bene quelle tette. Me le ha sbattute in faccia più volte, giocando con le mie fantasie lesbiche e torturando quel briciolo di pudore che conservo solo per lei.
Solo per non diventare una delle Barbie della sua collezione di Ken usaegetta.
“Si è messa a cavalcioni su di me, hai presente nei filmini porno? Nessuna si muove così nella vita reale, ma lei era tutta una mossa, una scena per farsi guardare.
Ogni movimento era una posa. Buttava indietro la testa, lasciava ondeggiare quei capelli biondi da slava, roteando gli occhi come se ci fosse stato qualcun altro a guardarla da dietro. Potevo vedere qualcosina dal riflesso dello schermo della tv, ma davvero sembrava che quello spettacolo non fosse per me.
Poi vabbè, una sculetta così, ti si mette addosso, inizia a cavalcarti ancora vestita, lo farebbe venire duro anche ai morti. E invece lei era stupita o fingeva, chissà. Pensava di essersi seduta sulla cintura dei pantaloni; me l’ha slacciata e quando ha visto che la situazione non cambiava, che stava comunque seduta su qualcosa di duro, mi ha guardato meravigliata.
Le ho detto che se non ci credeva avrebbe potuto tirarlo fuori e vedere che era proprio quello.
E che sega che mi ha fatto, appena l’ha tirato fuori! Pensavo di averla intimorita, invece si è piegata a novanta e lo ha preso con la fermezza di una professionista. Sai che bello che era guardarle il culo? Glielo avrei fatto rosso a schiaffi. Ero ipnotizzato per come si muoveva, ondeggiando lentamente allo stesso ritmo della mano.
Che poi ci credi? Puttana così e non lo aveva ancora mai preso in culo… robe da pazzi…”
Potrei quasi crederci: ho lavorato quasi per un anno per convertirla ai piaceri dell’utilizzo del garage per il puro piacere di condividere un po’di chiacchiere sconce tra ragazze. Le ho persino comprato i primi “kit” per la pulizia quando ancora si frequentava con un certo Riccardo; non mi ha mai detto di averli utilizzati, ma so che non rinuncerebbe facilmente alla facciata del piccolo angelo innocente.
“E niente, stava piegata così, con la boccuccia rosa a due centimetri dalla cappella. Non volevo tirarla per capelli e scoparle la bocca, ma mi stava facendo impazzire per l’attesa e non ho resistito.
Volevo soffocarla con il cazzo e farle vedere che “vecchio” semmai lo dice a suo padre. Non ho smesso di martellarle la gola finché non mi ha allontanato lei per respirare, coprendomi il cazzo di saliva. Mi ha fatto diventare un animale, ma non può giocare così con le persone e pretendere che non perdano la calma.
Non ci ho più visto. Volevo legarla a letto, così almeno avrebbe smesso con quelle pose da stronza fatta e finita. Non l’avevo ancora spogliata che già mi immaginavo quegli occhi freddi riempirsi di lacrimucce, le guance farsi rosse e chiedere pietà. Ma chi voglio prendere per il culo? Non l’ho fatto quello sera e non l’ho mai fatto poi: mi ha sempre tenuto per le palle. Se una è femmina così, fai quello che ti dice e stai zitto. Ti innamori, ti fai usare e sei pure felice perché è una cazzo di dea. Ci sono uscito matto per lei.”
Saresti stato un cornuto perfetto, Luca. Felicissimo pure, di essere il suo cornuto. Ma questo me lo sono tenuto per me e mi sono limitata a chiedere: “E poi cosa è successo?”
“Si è abbassata i pantaloncini dandomi la schiena. Si allenasse un po’avrebbe il corpo di una diva e non se ne rende nemmeno conto.
Quanto mi fa incazzare se ci penso, la vedo ancora fare ogni movimento a rallentatore, inchiodandomi gli occhi addosso per non farmi perdere nemmeno un secondo di quella scena bellissima.
Lo ha preso in mano e se lo è messo nella figa senza neanche il preservativo. Ha iniziato a montarmi che avevo ancora i pantaloni calati solo per metà sulle caviglie, mi sentivo un dildo per il suo piacere. Faceva tutto lei, ma più mi sentivo usato e più mi si faceva tosto. Doveva arrivare una ragazzina di 27 anni per farmi capire che può piacermi anche farmi un po’sottomettere.
Non si lasciava sfuggire un gemito nemmeno per sbaglio, continuava a scopare a macchinetta con un ritmo costante, come se lo avessimo già fatto migliaia di volte. Sembrava una recita lunghissima e dettagliata, una danza provata mille volte allo specchio, e io mi sentivo spettatore più che protagonista. Non godevo neanche con il cazzo, erano i miei occhi a tenermelo dritto. Pensavo a come avrei voluto farla godere, urlare il mio nome, implorare per essere impalata ancora e ancora, ma restavo lì come uno stoccafisso, che più di quello non potevo fare.
L’ho implorata per metterglielo nel culo. Non mi ero mai sentito implorare, spero solo di non essergli sembrato così piagnucoloso com’è parso alle mie orecchie.
Mi ha ignorato tre volte, ma non volevo desistere. Me lo stava sbattendo in faccia da ore, il minimo sarebbe stato far finire quel tormento, no?
Quando mi ha detto che dietro era ancora vergine… guarda, scelgo di continuare a crederci. Però… chissà, dopo ha iniziato a comportarsi in maniera così diversa che magari almeno su quello mi ha detto la verità.
Come le ho massaggiato l’ano con il pollice, ha curvato la schiena come una micia, iniziando a mugolare piano.
Le ho chiesto se aveva voglia di spostarci in camera, per stare più comodi. Prima ha rifiutato, però intanto stava lì a tendermi le natiche: non potevo non iniziare ad affondare il polpastrello un po’di più.
Com’era diventata docile, d’un tratto! Allora è vero che con voi donne dipende tutto da come vi si prende?”
Mentre parlava, pensavo a tutti i modi in cui mi prende il mio uomo, appuntandomi di chiedergli se anche io ho un “pulsante cagnolina”. Gliel’ho poi chiesto. Questa la sua risposta: “Non darti pensiero, sei tutta un pulsante”.
“Si è fatta finalmente guidare da brava sul letto. Non sono un animale, sono stato delicato all’inizio per non farle male.
Però dai… stava lì a pecorina, a farsi sfondare quel culo che manco il Michelangelo avrebbe fatto di meglio. Sentivo le palle sbatterle contro la pelle, immaginavo quelle tette fantastiche rimbalzare avanti e indietro con le mie spinte. Più affondavo e più urlava, e ti giuro, non aveva fatto un verso tutta la sera. Come facevo a contenermi?
Le ho sborrato dentro dopo manco tre minuti, aggrappandomi al suo corpo per trattenerla contro di me, ma sai com’è lusinghiero per uno della mia età sentire urla del genere? Che chiavata… E siamo andati avanti per quattro mesi così. Adesso mi ha tolto pure il saluto e fa finta di non conoscermi, ma almeno posso vantarmi di essere ancora uomo e di averla fatta godere come si deve.”
Carlo lo sa cosa si prova e non ha bisogno di vantarsi per sentirsi uomo, ma non avrei mai ferito l’orgoglio di Luca dicendoglielo.
Così come ho risposto con pazienza alle domande della Squinti sul rapporto con il mio “vecchio”, perfettamente consapevole del fatto che sapeva già anche lei come far godere un vecchio, e che gli uomini maturi la fanno godere.
Poco importa se non lo ammetterà mai. Nemmeno io le dirò mai in faccia come mi sia bagnata a sentire il racconto di Luca e a pensare alle sue avventure.
Quel che conta, quel che nessuna morale può scalfire, è che ci siamo Noi: io e Carlo e chi sceglie di camminare o scopare con noi. Porci, sozzi, corrotti e corruttori, che facciamo tremare i muri
e poi ci appendiamo sopra i manifesti della nostra libertà.
Vecchi, giovani, puttane, porci, etero, bi, pan: noi non giudichiamo nessuno, non lasciamo fuori nessuno.

Añ CASEADE 7 COMENTARIOS:
  • avatar semprepronto Complimenti, ben scritto;) Intrigante e malizioso, età del vecchio fortunato??

    05-12-2025 10:41:24

  • avatar Life61 Ma è scritto troppo bene questo racconto!!!!!

    04-12-2025 18:05:13

  • avatar maresole44 ...BRAVI.....per tutto....

    04-12-2025 15:39:31

  • avatar pierre14 Interessante e pragmatico!!

    04-12-2025 04:43:10

  • avatar spioncino_1_0 Bel racconto molto appassionante. Bella l idea di raccontare attraverso l avventura dell amica rende ancora piu perversa la fantasia della grande differenza d eta

    03-12-2025 22:55:35

  • avatar pfkcil Sono un.."vecchio" e ho avuto un amante con 30anni meno di me, godeva..mi dedicavo al suo piacere e lei godeva del mio ..per me non ci devono essere pregiudizi e lasciarsi andare lì eramente

    03-12-2025 21:33:13

  • avatar Teo1963 Francesca... Tu (e la tua unione con Carlo) mi fate vivere una seconda giovinezza anche soltanto nel leggervi. Un abbraccio

    03-12-2025 21:02:59