Il Quinto Piano: La Troia del Condominio
by chocolate69Il mio appartamento al secondo piano era il mio trono, ma il vero spettacolo si svolgeva tre piani più in alto, al quinto. Lì vivevano Elena e Marco. Elena, la troia del condominio, la moglie che ogni uomo sposato temeva e ogni bull sognava. Marco, il suo cagnolino, il marito che aveva accettato il suo destino di guardiano e cameriere della mia puttana personale.La nostra relazione era iniziata con un messaggio anonimo, un invito diretto che non ammetteva repliche. Marco aveva risposto con un tremore che potevo quasi sentire attraverso il telefono, un misto di terrore e sottomissione.
Stasera, Marco. Alle 21:00. Prepara tua moglie. E preparati tu.
Ero seduto sul mio divano, al secondo piano, a sorseggiare un whisky, mentre sapevo che tre piani sopra di me, al civico 5, il mio cornuto stava già tremando. Marco era un uomo meticoloso, un impiegato modello, il tipo che non avrebbe mai lasciato una briciola sul pavimento. E ora, la sua meticolosità era interamente al servizio della mia perversione.Alle 20:50, il mio telefono vibrò. Era Marco.
È tutto pronto, Signore. La telecamera è posizionata. Elena è in camera. Io sono vestito come ha ordinato.
Bene, Marco. Ricorda le regole. Non ti toccherai. Non parlerai se non ti è concesso. E non sprecare una sola goccia del mio seme. Quello è il tuo dessert.
Spensi il telefono e mi alzai. Indossavo solo un accappatoio di seta nero. Non avevo bisogno di altro. La mia arma era già dura e pulsante, pronta a rivendicare ciò che era mio.Salii le scale lentamente, assaporando ogni gradino. Dal secondo al quinto piano, tre piani di dominio e umiliazione. Arrivato davanti alla porta, non bussai. Usai la chiave che Marco mi aveva consegnato la settimana prima, dopo un'umiliante cerimonia di sottomissione nel mio appartamento.La porta si aprì. Marco era inginocchiato sul tappeto, vestito solo con un grembiule da cameriere e un collare di cuoio nero. Aveva la testa bassa, le mani giunte dietro la schiena.
Benvenuto, Signore,
sussurrò, la voce rotta.
Alzati, cagnolino,
dissi, la mia voce bassa e autoritaria. Entrai, lasciando l'accappatoio cadere a terra. Ero nudo.Elena era sdraiata sul letto, illuminata solo dalla luce soffusa di una lampada rossa. Indossava solo un reggicalze nero e tacchi a spillo. I suoi occhi, pieni di desiderio e anticipazione, erano fissi su di me.
Ciao, Padrone,
disse, la sua voce roca.
Silenzio, troia. Non parlare se non ti è concesso.
Mi avvicinai al letto, il mio cazzo pulsante.
Marco,
ordinai, senza distogliere lo sguardo da Elena.
La telecamera è accesa?
Sì, Signore. Sta riprendendo.
Bene. Mettiti sotto il letto. Voglio che tu guardi la tua donna mentre la sfondo. E voglio che tu filmi da quell'angolazione. Ogni spinta, ogni gemito, ogni goccia di sudore e sperma deve essere registrata. Hai capito, porco?
Marco annuì, strisciando immediatamente sotto il letto. Potevo sentire il suo respiro affannoso. La sua umiliazione era il mio afrodisiaco.Mi inginocchiai sul letto, spingendo Elena sulla schiena. Le sue gambe si aprirono immediatamente, rivelando la sua fica rasata e bagnata.
Sei pronta a urlare il mio nome, troia?
Sì, Padrone. Usami.
Non persi tempo. Afferrai il mio cazzo e lo spinsi dentro di lei con una forza brutale. Elena emise un gemito strozzato, un suono che sapevo Marco stava registrando.
Marco, stai filmando bene?
urlai, spingendo più forte.
Sì, Signore! Perfettamente!
rispose Marco da sotto il letto, la sua voce quasi un pianto.Iniziai a muovermi con un ritmo lento e profondo, godendomi il contrasto tra la sua fica stretta e il mio cazzo duro. Elena si aggrappò alle lenzuola, i suoi occhi chiusi per il piacere.
Guarda, Marco! Guarda come la tua donna si dimentica di te! Guarda come si contorce per il mio cazzo!
Spinsi più forte, il letto che scricchiolava sotto il peso. Elena ansimava, le sue parole si trasformavano in suoni gutturali.
Marco, voglio che tu mi dica cosa vedi. Parla, porco!
Vedo... vedo il tuo cazzo... che la riempie, Signore. Vedo la mia donna... che gode per te. È... è una troia perfetta, Signore.
Bravo, cagnolino. Continua a filmare. E continua a guardare. Questo è il tuo posto. Sotto di me, a guardare la tua donna che diventa la mia puttana.
Continuai a scoparla per un tempo che sembrava infinito, cambiando angolazione, mettendola a quattro zampe, il suo culo esposto e pronto.
Marco, vieni fuori!
ordinai.Marco strisciò fuori da sotto il letto, il suo volto rosso e bagnato di sudore e lacrime. Il suo cazzo era duro, ma le sue mani erano ancora legate.
Marco, voglio che tu mi guardi negli occhi mentre sfondo il culo della tua donna. E voglio che tu mi dica che non puoi farci niente. Dillo!
Marco si inginocchiò accanto al letto, la telecamera puntata sul nostro atto.
Non... non posso farci niente, Signore. Lei è tua. Io... io sono solo il suo guardiano.
Bravo. Ora guarda.
Spinsi il mio cazzo nel suo culo, un gemito di dolore e piacere che le uscì dalle labbra. Elena si aggrappò al mio collo, le sue unghie che si conficcavano nella mia pelle.
Marco, filma bene! Voglio che tu veda ogni centimetro del mio cazzo che entra ed esce dal culo della tua donna! Voglio che tu senta il rumore della carne che si sbatte!
Il ritmo si fece frenetico. Elena urlava, le sue grida si mescolavano ai miei grugniti. Sapevo che Marco era sull'orlo del collasso, il suo corpo scosso dai tremori.
Marco! Guarda! Sto per venire! E tu non puoi farci niente! Sei inutile! Sei solo un porco che guarda!
Venni con un urlo, riempiendo Elena di sperma caldo. Crollai su di lei, il mio cazzo ancora dentro.Dopo un momento, mi tirai fuori. Il mio seme colava dal suo culo, un rivolo bianco e denso.
Marco,
dissi, la voce calma ma autoritaria.
Il tuo compito. Ora.
Marco si alzò, il suo corpo tremante. Si avvicinò al letto, la telecamera ancora in mano.
Posala, porco. E inginocchiati.
Marco posò la telecamera e si inginocchiò ai piedi del letto.
La tua donna è sporca. E tu sei il suo servo. Pulisci. E non sprecare una sola goccia. Quello è il tuo dessert.
Marco si avvicinò al culo di Elena, il suo volto pieno di disgusto e desiderio. Iniziò a leccare, lentamente, metodicamente, pulendo ogni traccia del mio seme.
Bravo, cagnolino. Ora pulisci la sua fica. Voglio che tu la lasci immacolata per la prossima volta. E voglio che tu ingoi tutto. È il mio regalo per te.
Marco obbedì, leccando la sua fica con una devozione che mi fece sorridere. Elena gemeva, il suo piacere si mescolava all'umiliazione del marito.Quando ebbe finito, Marco si alzò, il suo volto coperto di sperma e liquido vaginale.
Bene, Marco. Ora pulisci la telecamera. E poi pulisci te stesso. E ricorda: questo è il tuo posto. Sotto di me, a servire la tua donna.
Mi rivestii con l'accappatoio. Elena mi guardò, i suoi occhi pieni di gratitudine e desiderio.
Grazie, Padrone,
sussurrò.
Non ringraziare me, troia. Ringrazia il tuo cornuto. È lui che ti ha reso la mia puttana.
Uscii dall'appartamento, lasciando Marco inginocchiato e Elena sorridente. Scesi le scale, il mio cazzo ancora pulsante.Arrivato al secondo piano, mi sedetti sul divano. Presi il mio whisky e lo sorseggiai. Tre piani sopra di me, sapevo che Marco stava ancora pulendo, la sua umiliazione ancora fresca.Il mio telefono vibrò. Era un messaggio di Elena.
Quando torni, Padrone? Il mio cornuto è già pronto a servirti di nuovo.
Sorrisi. La vita al secondo piano era noiosa. Ma la vita al quinto piano era la mia perversione preferita. E sapevo che non sarebbe finita presto.
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