STORY TITLE: Carlo e FrancesQa e "chiamiamolo Alex" 
logo The Cuckold
146


STORY

Carlo e FrancesQa e "chiamiamolo Alex"

by FrancesQarlo69
Viewed: 804 times Comments 5 Date: 17-11-2025 Language: Language

La parte più difficile? Non saltarci addosso per tutto il giorno.
“Siamo sicuri di volerlo fare?” Per me e Carlo è la domanda di rito: Noi viene prima di tutto, anche prima dei 23 centimetri che ci aspettavano nel pandino rosso.
O meglio… eravamo stati noi ad aspettare.
Fermi in un parcheggio, tra la mia camicetta trasparente da privè e la sua giacca semielegante, sembravamo la perfetta immagine di una mignotta accompagnata dal suo pappone.
Ne eravamo consapevoli noi quanto i rari passanti dagli sguardi curiosi e disgustati. Chissà cosa avrebbero pensato se avessero saputo dell’anima da frocetta di Carlo chiusa temporaneamente nello suo zaino…
Questo è cretino. Dice che è qui, ma non c’è un’anima
Non potevo fare a meno di guardarmi intorno mentre il mio uomo provava a rintracciare il nostro toro.
Ci avesse dato buca, probabilmente avrei chiesto a Carlo di cercare un incontro last minute. So quando merito pesce, e quel pomeriggio ero troppo sexy per non sentirmi puttana.
Per fortuna, il fraintendimento si era risolto nel giro di poco e dopo pochi minuti di convenevoli, eravamo già nel suo monolocale, lontano da occhi indiscreti.
Mentre il padrone di casa, si intende arrangiava birre e stuzzichini, noi siamo andate in bagno, a sistemarci e rinfrescarci da brave signorine.
Siamo due porche educate, io e Carlo. E mi attizza sempre pensarci così.
Ero sul bidet, ipnotizzata dalle calze di nylon che si arrampicavano sulle gambe di Carlo. Le sue gambe sono fantastiche sempre, con quella pelle liscia e quelle vene sporgenti che gli avvolgono il collo del piede.
Le ammiro sempre, immaginando di passare la lingua in ogni solco, ma con i tacchi diventano ancora meglio.
Mi aiuti?
Avevamo immaginato quel momento mille volte: lui con la gabbietta, io sulle ginocchia, due troiette pronte a servire l’unico maschio della stanza.
Eravamo pronte.
La birra scendeva veloce, ma forse per la prima volta non avevamo bisogno di alcol per sciogliere le lingue e rompere il ghiaccio.
Merito delle nostre esperienze accumulate o del gentlemen di quella sera?
So solo che i bicchieri erano ancora pieni per metà quando Alex ha dato il via libera al rigonfiamento dei pantaloni.
Avete presente quei cazzi troppo belli per essere veri? Quelli per cui dici “in foto non rende” e per una volta sei sincero.
Così ben fatto che per un solo istante il gioco erotico era passato in secondo piano e avrei voluto semplicemente stare lì a imprimermelo nella mente per rievocazioni future.
Sembrava il modello di riferimento che qualcuno ha usato per creare il nostro dildo. Solo a vederlo sentivo la gola piena, con quella cappella lucida che sembrava già assaporare i fondi delle nostre bocche e palle lisce che attiravano le mie mani come una calamita.
Anche gli occhi di Carlo erano inchiodati su quel fantastico arnese. Non c’era traccia di invidia, né di disagio, ma pura e autentica voglia. La stessa che mi riempiva già le mutandine di umori.
Ero così presa da quello spettacolo che non ricordo più chi di noi due si sia inginocchiata prima, ma non posso dimenticare la sensazione delle nostre lingue che si intrecciavano con la sua asta.
Finalmente, il mio corpo non mi apparteneva più. Non come se ne fossi stata privata, ma come se me ne avessero liberata. Mi lasciavo trasportare sul letto ed esplorare dalle mani del toro, ma solo una lingua poteva andare a caccia della mia. La gelosia di Carlo per i miei baci mi fa sempre bagnare istantaneamente: so che sono l’unica parte di me che gli altri maschi non potranno mai avere.
Sentivo la voglia di Carlo, i suoi gemiti di piacere quando gli stuzzicavo le zizze nel modo giusto. Avrei voluto subito farmi aprire tutti i buchi, ma tutti e tre giocavamo a farci impazzire reciprocamente di desiderio, portando gli altri al limite.
Più tempo dedicavamo a lucidare il suo arnese e più Alex ne dedicava ad allargarmi la fighetta con le dita.
Gli erano bastate solo due dita per farmi bagnare, ma potevo sentire le pareti della figa avvinghiarsi alla sua mano a chiederne di più.
In quel momento non sentivo solo piacere: era come se tutto quello che avevamo costruito io e Carlo trovasse senso lì, in quella fiducia totale. Mi eccitava sapere che lui mi guardava e non c’era giudizio, solo orgoglio e appartenenza.
Avevo il cervello annebbiato dal piacere, gli unici pensieri che riuscivo a mettere a fuoco erano di gratitudine verso il mio compagno e una gioia genuina di poter essere me stessa e troia fino in fondo accanto alla persona che amavo.
Non avevamo nemmeno preso quello per cui eravamo lì, ed ero già ansimante, a squirtare sul pavimento con le guance rosse, urlando contro la sottile parete che ci separava dai vicini.
Immaginando quella serata, avevamo fantasticato più volte su quanto avrei implorato per essere usata, ma forse nessuno di noi due aveva previsto davvero quanto sarebbe stato bello.
Il nostro toro conosceva bene il peso e le responsabilità di un attrezzo tanto importante. Era entrato dentro di me deciso, ma delicato allo stesso tempo e non potevo fare a meno di stringere la mano di Carlo sentendomi ubriaca di piacere. Era bello. Godevamo di noi mentre mi lasciavo riempire e sfondare come avevamo fantasticato tante volte.
Avevo portato più volte la mano sulla sua pisella, come la chiamiamo noi, sentendo il contrasto tra la morbidezza delle sue palle e la rigidità della gabbietta in plastica. Dei goccioloni caldi mi colavano sul palmo della mano e sapevo che stava godendo tanto quanto me.
Non avrei mai voluto smettere di baciarlo, ma aveva anche altre cose di cui occuparsi. Poteva mai perdere l’occasione di leccare le palle del nostro maschio mentre mi teneva a pecorina?
Odiavo non poterlo vedere, ma sapevo che aveva iniziato quando mi sono arrivati alle orecchie i gemiti di Alex. Ero invidiosa delle abilità da puttanella di Carlo, nemmeno io ero riuscita a farlo godere così, ma ero anche contenta che il nostro ospite si godesse entrambe le sue amanti allo stesso modo.
“Ogni tanto esci per farla liberare, non riesce a schizzare se ha la figa piena” era l’unica indicazione che la mia troietta si era preoccupata di dare al bull –grazie per prenderti sempre cura di me, ma non aveva bisogno di altro. Ogni colpo di bacino andava a segno, strappandomi urla di piacere sempre più forti.
Aveva riservato lo stesso trattamento anche all’altro buco, facendomi desiderare prima di averne di più, poi, dopo molte, molte, molte spinte, di avere pietà.
Non capivo più se stessi godendo o se stessi solo lasciando andare tutto: la tensione dell’attesa, la paura, la necessità di essere all’altezza di tutte le fantasie che avevamo costruito intorno a quel momento. Mi sentivo viva e vulnerabile allo stesso tempo.
Ero piena e stordita. Sentivo le lacrime agli occhi e avevo perso così tanti liquidi da non sentire più forza nelle gambe. Anche avessi potuto resistere ancora, non mi sarei perdonata se Carlo mi avesse dato di nuovo dell’egoista. Anche lui meritava di sentire lo stesso piacere e di avermi adorante ai suoi piedi a godermi lo spettacolo.
Temevo fosse ancora troppo rigido per godere davvero con dimensioni così importanti, invece sembrava prenderlo come non avesse mai fatto altro.
Non potevo fare a meno di chiedermi se fosse merito della nostra preparazione casalinga con i plug, ma la cosa importante in quel momento era poter ammirare il mio compagno a 90 che accoglieva lo stesso cazzo che appena un attimo prima stava riempiendo me.
Forse avrei dovuto essere almeno un po’ gelosa, ma amavo vedere altre mani sul suo culo liscio. Amavo sapere che forse un po’gli stava facendo male, ma che comunque ne voleva di più. Ed ero rapita dai suoi movimenti, dalle gocce di sudore che gli imperlavano la fronte… avrei voluto berle una ad una, ma non era ancora il momento.
Invece, dopo un sorso di birra e diversi bicchieri d’acqua, mi ero inginocchiata ai piedi del letto, pronta ad adorare e ringraziare il pesce che ci stava facendo godere.
Avvinghiata al suo polpaccio, con la mano libera gli massaggiavo le palle, ma i miei occhi erano attenti a non perdersi nemmeno un attimo di quello spettacolo.
Da vicino potevo vedere diversi centimetri di carne sparire e riapparire a ritmo costante, più di quanti fosse solito prenderne con il nostro dildo, e già immaginavo la mia lingua esplorare quel buco così allargato e inumidito.
Quante volte aveva alternato tutti i nostri buchi? Quante volte avevo colto Carlo e Alex scambiarsi sguardi carichi di desiderio e riconoscenza reciproca? Eravamo tutti e tre sfatti, sfiniti, sudati, ma mancava ancora una cosa.
Dove vuoi che venga?
“in bocca” avrei voluto dirgli, immaginando già il sapore salato e dolce che mi avrebbe avvolto la lingua, ma quella era la linea di confine del nostro gioco e non l’avrei mai superata. Lo avevo promesso al mio compagno e Noi vale più di ogni desiderio.
Lo vedevo segarsi di fronte a me, dritto, fiero, un soldato che caricava l’arma e pronto a sparare.
Ricordavo l’ultima sborra che avevo preso insieme a Carlo, poi le nostre fantasie a letto e sapevo che farmi venire sulle zizze era un perfetto modo per terminare un primo incontro, oltre che una tacita promessa che la prossima volta avrebbe potuto osare di più.
Sembrava un getto interminabile, bianco e denso, che dopo avermi coperto i capezzoli scendeva a concentrarsi sul mio sterno.
Guardavo Carlo. Entrambi con gli occhi lucidi, entrambi appagati. In quel momento avevo voglia di riappropriarmi del mio tempo da sola con lui, ma non di scappare via. Volevo continuare ad amarlo in quella sezione della nostra bolla in cui non facciamo entrare nessun altro.
Non so quanti fazzoletti abbia usato per ripulirmi, so che gli ci è voluto un bel po’. E che ero contenta se ne stesse occupando lui, così come io mi sono occupata della sua gabbietta.
Le scale fino al portone sembravano interminabili, ma una volta fuori eravamo d’accordo: avevamo trovato il nostro primo toro fisso. Per tutta la serata era stato accomodante, mai un passo falso, mai una mossa non richiesta. Aveva persino regalato un pacco di mutande nuove a Carlo, che nella fretta di iniziare i giochi aveva perso le sue.
In un pomeriggio aveva colto chi eravamo, senza chiedere altro. Una gentilezza rara, in un gioco dove tutti vogliono sempre di più. “Una vera coppia affiatata” ci aveva definito nella sua recensione sul sito di incontri.
Forse non ha visto molte coppie che passeggiano sottobraccio reciprocamente fiere dei buchi sfondati dell’altro.

POSTED 5 COMMENTS:
  • avatar Comandante Vorrei fidanzarmi con voi..Giancarlo

    25-11-2025 14:35:47

  • avatar LeccaLecca010 Non volendo perdermi nulla di voi, ho letto anche questo bellissimo racconto ... ora la speranza è quella di conoscervi .... tele.gram cecgin

    21-11-2025 17:18:33

  • avatar toti8972 il bello di questo gioco è proprio il fatto che lo si deve fare tutti insieme e goderne ogni momento, non c'è niente di più bello ed eccitante

    19-11-2025 10:49:07

  • avatar toti8972 Inserisci un commento:

    19-11-2025 10:30:07

  • avatar 70anni E con tre "buchi" disponibili, sborra fuori, a mano???!!! Ma vaaaaaa.....!!!!!

    18-11-2025 07:39:52