ERZÄHLUNG TITEL: La portiera – A Xmas tale for adults 
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ERZÄHLUNG

La portiera – A Xmas tale for adults

by FrancesQarlo69
Gesehen: 375 Mal Kommentare 6 Date: 24-12-2025 Sprache: Language

“Babbo Natale,
babbino speciale,
quest’anno voglio scopare.
Babbo panciuto,
babbino barbuto,
guarda che bastone che m’è cresciuto.”

Giorgino – nome che la mamma continua a usare anche in pubblico, sebbene a lui stia proprio sulle palle quel vezzeggiativo – rimira la letterina a Babbo Natale scritta per rabbia e per noia.

Guarda fuori dalla finestra: è ancora mattino, ma il luccichio delle luminarie e il silenzio gli ricordano che Milano, alla Vigilia, è mezza vuota. In città sono rimasti solo gli sfigati e quelli veramente ricchi. Giorgino, figlio unico, non appartiene a nessuna delle due categorie. Ha una madre divorziata, primario al Pronto Soccorso, che non è riuscita a trovare un sostituto nemmeno per la Notte Santa. Il progetto della montagna è saltato; il padre, come al solito, pensa ai suoi affari a Dubai.

Ma il vero problema di Giorgino non è la montagna né la prospettiva di passare il Natale da solo. È alto quasi un metro e novanta, ha muscoli da nuotatore e più centimetri di cazzo che anni di età: ventitré e fischia del primo, diciotto e qualcosa della seconda. Eppure di figa, finora, non ne ha mai vista. Al massimo qualche bacetto in terzo liceo alla compagna meno racchia del gruppo delle racchie e una strizzatina di tette – ossessione quasi pari a quella per i piedi femminili. Per il resto, solo seghe. Anche cinque al giorno.

È per questo che porta quelle lenti che gli nascondono un po’ il viso virile e regolare? Baggianate, lo sa bene. Gliel’ha assicurato anche zio Ugo, lontano parente scapolo che abita nello stesso palazzo e gli presta la sua collezione di riviste e filmini porno anni Ottanta, custodita in cantina con ordine maniacale. I problemi di vista Giorgino li ha avuti fino all’anno prima: una piccola menomazione che lo ha reso timido, taciturno, chiuso. Poi con un’operazione ha risolto, ma le lenti sono rimaste: non ne ha bisogno per vedere, ma per non farsi vedere. A peggiorare tutto, poi, ci si è messa la severità materna, l’ossessione per lo studio, il “devi fare il medico anche tu”.

È diventato uno studente modello, ma anche un nerd di talento: si programma da solo i videogiochi e, guarda caso, le sue eroine sono tutte gnocche stratosferiche da infilzare nei modi più fantasiosi.

«Farai grandi cose anche tu con le femmine, se ti svegli», gli ha predetto zio Ugo la sera prima di partire pure lui. Destinazione bordelli austriaci, dove pista da sci e troie sono il divertimento “di quelli giusti”.
Giorgino rigira tra le mani la lettera a Babbo Natale e decide che manca qualcosa. Prende la Polaroid regalata al diploma, tira fuori il cazzo – dritto, duro, venoso –, lo fotografa dalla base delle palle. Mentre aspetta che l’istantanea si sviluppi, ricomincia a segarsi sfogliando una copia de Le Ore del maggio del 1980. Sta per venire sulle pagine di una bionda formosa che fa gli straordinari con tre stalloni e non ha mai un buco libero, quando sente la madre chiamarlo.

Fa appena in tempo a rinfoderare l’arnese, buttare la rivista sotto il letto e infilare la foto nella busta rossa che la madre entra in camera.
«Giorgino, porta queste lettere giù in portineria, sta per arrivare il corriere», e gli scarica sulla scrivania una pila di auguri natalizi e altra robaccia.
Giorgino scatta in piedi, raccoglie tutto di corsa, se lo ficca nella borsa a tracolla come un vero postino. La tiene davanti: ha ancora il cazzo duro come marmo sotto la tuta e teme che la madre se ne accorga.

La prospettiva di scendere in portineria, poi, gli provoca due sussulti decisi alla cappella.
Incontrare Sofia fa quell’effetto a tutti. Anche a zio Ugo, che però non lo nasconde.

Mentre Giorgino imbocca le scale, Sofia sta asciugandosi le lunghe ciglia nere. Il marito, pizzaiolo a Copenaghen da qualche mese, le ha appena telefonato: non arriverà prima del 26 e sono già otto settimane che manca da casa. «Di sicuro sta con qualche zoccola a mangiarsi la paga», pensa lei, prendendo il fazzoletto dall’incavo delle sue maestose tette – quarta coppa C – che fanno pendant con un culo di proporzioni simili. In mezzo, un vitino sottile da quarantenne ben tenuta, che non ha mai partorito.

Gli vuole bene, nonostante tutto, ma «questa volta non ti perdono, Gennaro», minaccia con quella voce carnosa e sensuale da Filumena Marturano. Del resto con Sophia Loren non condivide solo il nome: stessi occhi affilati, stesso portamento imperioso da dea del popolo.
Quando Giorgino arriva, quegli occhi verde smeraldo come una grotta marina sono ancora liquidi di pianto. Ma Sofia fa in tempo a ravvivarsi la lunga chioma corvina e a sfoderare un sorriso con denti bianchissimi, capace di rischiarare anche un’uggiosa mattina milanese.
«Buongiorno, signor…»

Tre sussulti alla cappella, uno più del solito, più violenti del solito, gli strozzano la voce e gli impastano le parole. Sofia lo squadra divertita e si gode l’omaggio di quello sguardo che la mangia viva. Sa l’effetto che fa al ragazzo e ne gode ogni volta. Non provoca con intenzione: è di quelle donne che trasudano lussuria anche quando sbadigliano. Quella mattina indossa un maglione con lo scollo a V generoso e un paio di pantacollant verdi, sotto i quali si intravedono calze – “20 den” calcola Giorgino al volo – che finiscono in pantofole aperte sul davanti e un tacchetto che slancia le cosce tornite.

Il ragazzo riversa sul tavolino il contenuto della sua borsa e biascica appena un «grazie».

«Dove scappi, aspetta, che ti devo dare una cosa», fa la portiera, che sparisce dentro casa, dalla quale esce un odore di roba buona da mangiare a cui Giorgino non sa dare un nome.

«Una cassa per tua madre», dice la donna porgendogliela. «Sembrano bottiglie di quelle buone e tante squisitezze».
Sembrano… Lo sono di certo. Sofia è femmina curiosa e portinaia discendente di portinai e capere: neanche la CIA terrebbe un segreto contro di lei.
«Farete una bella festa, questa sera?» chiede. «Se avete gente mi raccomando l’ascensore».
«Mamma lavora questa notte», biascica Giorgino, che non vede l’ora di chiudersi nel bagno.

Lo smalto rosa antico che intravede tra le calze lo sta facendo impazzire: gli ricorda la ragazza fetish della rivista Caballero di febbraio del 1978, quella tutta in nero che succhia un signore anziano che all’ultima pagina le imbratta i piedi e le calze ormai stracciate.

Ma niente bagno. La madre lo chiama sul cellulare per mandarlo a fare un’altra commissione. «Non perdere tempo», si raccomanda.
Giorgino vola e non sente Sofia richiamarlo: «C’è questa busta rossa senza indirizzo», prova a urlargli. Poi nota che non è chiusa bene. E la apre.

Legge la lettera e sorride. Guarda la foto e arriccia il naso. Nota per prima le palle perfettamente rotonde. Poi risale con gli occhi tutta l’asta che sembra una candela, alla cui fine, oltre la cappella turgida e bagnata, si notano gli occhiali e il naso di Giorgino.

«Azz», esclama la donna. «E questo nascondi nei pantaloni, ragazzo mio? Avevo pensato stessi bene a guardarti la patta dei pantaloni ogni volta che mi parli, ma sto ben di Dio, proprio non l’immaginavo».
Prima di riporre l’istantanea nella busta si sofferma ancora un po’ sull’immagine. Si morde un labbro, che le pulsa impercettibilmente, e ci passa la lingua umida sopra. La nocchettina, come la chiamava da bambina, le si anima negli slip. Niente di che, ma uno schizzettino lo sente. «Eh, amica mia, lo so che stai anche tu affamata, ma non sei la sola, pare», le dice, mangiandosi di nuovo le labbra.

«Questa forse ti è sfuggita», gli dice quando Giorgino torna, porgendogli la busta rossa, perfettamente richiusa. Il ragazzo prima sbianca, poi avvampa, infine suda.

Spera che lei l’abbia letta, ma ne è terrorizzato. Vorrebbe non l’avesse aperta, ma pure lo desidera.

Se la infila in tasca, corre al sesto piano a piedi per sfogarsi e si chiude in camera. A tormentarlo è lo sguardo che Sofia gli ha fatto prima che si salutassero. Era un cazziatone muto? Era curiosità? Sa solo che sta impazzendo e che il cobra che ha nelle mutande vuole evadere. Quelle tette poi: sembrava respirassero da sole.
Ci pensa per tutto il pomeriggio e aspira alla sega liberatoria, ma la madre lo tormenta con mille scuse fino a che esce per andare al lavoro.
«C’è della pasta in forno», gli dice. Lo bacia e richiude la porta.
Giorgino aspetta almeno venti minuti prima di aprirla a sua volta: vuole andare in cantina a prendere i pezzi più pregiati della collezione dello zio Ugo. Vuole aspettare la slitta di Santa, ammazzandosi di seghe fino al mattino.

Ma appena apre il battente, ecco la sorpresa: Sofia è lì.
«Dica, signora». Gli esce un filo di voce tanto sottile quanto grosso è il cazzo che gli si gonfia nelle mutande. Sofia indossa una gonna appena sopra il ginocchio e una camicetta bianca. Calza degli zoccoli che sembrano sandali. La segretaria de Le Ore di luglio ’82, quella che scopava a turno con i suoi capi e poi con entrambi in una doppia clamorosa, era niente a confronto.

«Mio marito è bloccato all’estero, a Milano non ho nessuno e ho un quintale di roba da mangiare giù in casa e nel palazzo ci siamo solo io e te. E allora ho pensato: perché non farsi compagnia?»
Le rotelle intelligenti di Giorgino vanno a mille. “Che fare? E la mamma cosa dirà?” pensa.
«A tua mamma possiamo anche non dire nulla – intuisce la donna –. La pasta al forno l’assaggiamo insieme, così non si preoccupa che non mangi. Mi ha detto che te l’ha lasciata: ma dico io, alla Vigilia la pasta al forno?»

Entra in casa come fosse la padrona, apre il forno, ne estrae il ruoto ancora caldo e, sculettando, torna verso la porta. Il ragazzo la guarda con il cuore in gola.
«Muoviti», gli ordina.
Giorgino la segue come un automa. E sente come delle campanelline suonare. Del resto, è Natale.

La tavola nella casa della portiera è apparecchiata con diverse portate: ci mangerebbero in otto.
«Siediti che finisco di friggere il capitone», gli fa allegra.
«Anzi, aiutami, non stare lì impalato».
Lo guarda sorniona mentre il ragazzo esegue i piccoli compiti che gli affida.
«Versa da bere, è ora, non ti pare?», e gli porge il vino con un sorriso. Le dita nervose e le unghie laccate intorno al collo della bottiglia sono la cosa più sensuale che gli sembri di aver mai visto.
«Ma io non bevo».
«Il vino di Lettere non ha mai ammazzato nessuno».

Brindano. Mangiano. Parlano.

Giorgino soprattutto, complice il vino forse. E mentre parla si imprime nella testa ogni parte del corpo della portiera, alla quale si sono aperti due bottoni della camicia, e la cui gonna sembra sempre più corta. «Ha le autoreggenti, sta troia», nota il ragazzo. Il cazzo non ha smesso un minuto di essere duro: lo sente bagnato, sempre sul limite di venire. Deve concentrarsi per non farlo quando scorge i capezzoli grandi, rotondi e appuntiti della donna, che quasi bucano la stoffa.
Niente riviste questa notte, pensa Giorgino: sto accumulando materiale per le seghe di un anno.

Nel frattempo si è fatta quasi mezzanotte.
«Dovrei andare», fa Giorgino, che sta impazzendo.
«E il dolce non lo vuoi?» gli risponde seria Sofia andando verso la credenza.
«Solo un po’ di panettone». In fondo anche lui non ha voglia di privarsi di quelle visioni celestiali. Guardarla a figura intera a qualche metro di distanza è anche meglio.
«Io lo so il dolce che davvero vuoi», ribatte fissandolo. Sorride e, sorridendo, si scopre le tette. «Vuoi succhiare queste, no? E poi c’è anche il regalo di Natale…».

Ma Giorgino non sente il seguito. Le campane di mezzanotte coprono le parole della donna. Ipnotizzato scatta in piedi per andare verso di lei. Lei lo blocca con la mano.
«Eh no, Giorgino. Inizi da quello che mi guardi sempre per primo», e gli indica i piedi.
«Ma…», quasi si soffoca con la sua stessa saliva. Vorrebbe parlare, ma l’unica cosa che riesce a fare è strabuzzare gli occhi, guardarle i piedi e buttarsi carponi sul pavimento. Ancora un momento di esitazione, ma poi bacia, lecca, sbava, miagola come un gattino, mentre lei, culo appoggiato al mobile, gli mette l’altro piede sulla testa.
«Bravo ragazzo, bravo, ma vai più calmo. C’è tempo. Ti insegno io come si tratta una donna, non le schifezze che vedi nelle riviste di tuo zio e le stronzate che ti dice».

Siede sulla piccola poltrona mentre il ragazzo la segue a quattro zampe.
«L’altro piede anche», gli ordina. «Lecca bene le piante e tra le dita». Mentre lo dice alza la gonna e si tocca la fighetta rosa, piccola e delicata, ma profonda e bagnatissima.
Giorgino ne può sentire l’odore pur stando sul pavimento.
Ogni tanto, mentre lecca e succhia, la sbircia. I pantaloni della sua tuta sono bagnatissimi ormai.

«Ti sta pisciando sotto?» lo canzona la donna, che lo blocca mentre fa per metterlo fuori.
«Calma», e gli porge le dita piene di umori. Lui le lecca e poi le inghiottisce: non ha mai sentito un sapore più buono.
«Ti piace? Ne vuoi di più?» Lo afferra per la testa e lo conduce nel centro delle sue gambe. Giorgino impara in fretta e senza che Sofia glielo dica sa cosa fare. Lecca lentamente il clito, poi affonda la lingua dentro, a volte si aiuta con le dita.
«Bravo, così, piano… mangia la zia Sofia come se fosse un panettone saporito».

Quanto tempo resta in ginocchio laggiù? Non lo sa e non gli importa. Ogni tanto ha la tentazione di toccarsi, ma la donna glielo impedisce.
Vuole essere lei la prima a prenderlo in mano. Intanto si accontenta di ticchettarne la cappella con la punta dell’alluce mentre si tormenta i capezzoli da sola. Sente che è di marmo e il solo pensiero la fa venire più volte nella bocca del ragazzo.

«Ora andiamo a letto», decide Sofia, ormai sazia della sua lingua.
Lo afferra per il cazzo ancora nella tuta e lo conduce in camera.
«Spogliami», gli dice, ma ormai è rimasto poco da togliere. Lui la guarda estasiato.
«Stenditi».

Il ragazzo esegue e lei gli sfila lentamente pantaloni e mutande insieme. Il cazzo emerge a poco a poco nella sua imperiosa potenza.
«Mamma mia bella, ragazzo, ma questo è un regalo di Natale vero… Le giuste corna per quello stronzo di Gennaro».
Esita ancora un po’, rimirandolo prima di cingerlo con le dita.
Ma poi, vinta dalla sua golosità, prima ne percorre tutta l’asta con la punta dell’unghia, poi lo afferra tutto e di colpo se lo imbocca, mentre delicatamente gli tiene le palle.

«Non venire, non venire ora», mormora tra una succhiata e l’altra. Ma Giorgino è troppo arrapato: è un giorno intero che si trattiene e viene. Viene come una bottiglia di spumante che esplode.
Quante volte schizza? Sofia non ha certo il tempo di contarle, ma non si perde un fiotto di sperma. Lo ingoia tutto, ma non molla quel cazzo ancora durissimo.

Giorgino si contorce quasi ruggendo, ma lei insiste: lecca ancora, gli morde la cappella con le labbra, gli mangia un coglione alla volta.
Poi lo cavalca. A pelle.
Lo svergina fino in fondo, piantandosi quell’asta nel ventre sottile e minuto.

«Che chiavata fantastica», urla la donna mentre va sempre più veloce.
Il ragazzo si lascia fare. Non sa cosa fare, del resto.
«Ma la zia a che serve?»
Vero: una zia bona che utilità ha se non insegna nulla?
Ma lei è una brava maestra, interessata magari, ma bravissima. E gli insegna tutto, gli fa e si fa fare tutto: la pecora, il 69, la posizione del monaco, la spagnola…

Giorgino viene altre tre volte, lei infinite.
Il letto è ormai bagnato, sfatto, distrutto.
Dormono appena un’ora.
Lo sveglia lei.
«Sono le sette, tra poco arriva tua mamma. E alla mamma mica vogliamo farle scoprire che Giorgino è diventato Giorgio e che Babbo Natale esiste davvero?»
Il ragazzo si riveste in fretta.
La donna gli bacia le labbra e lui la stringe.
«Niente più giornaletti. Ci sta zia Sofia», lo redarguisce sulla porta.
«Buon Natale».
«Buon Natale».

Quando rassetta la stanza, nota gli occhiali del ragazzo sul pavimento. Li raccoglie e li ripone con un sorriso.
“Babbo Natale,
babbino speciale,
che gran cazzo mi hai fatto trovare”.
Pensa la donna, stringendosi le gambe.

Questo è il nostro augurio di buon Natale, di pace e di libertà, e il nostro omaggio alle riviste con cui Carlo è cresciuto, alle zie buone e a tutte le donne che, la Vigilia, il capitone lo friggono anche

EINGEFüGT 6 KOMMENTARE:
  • avatar Ardean Scritto stupendamente... qual è il ragazzo che non avrebbe voluto ritrovarsi nella situazione di Giorgino... e qual è quella zia Sofia che non vede l'ora di cornificare il suo amato Gennaro?

    29-12-2025 17:53:21

  • avatar emiliohidalgo divertente ed eccitante.....bella fantasia

    27-12-2025 12:01:41

  • avatar maresole44 ...notevole......Grazie...

    27-12-2025 09:12:22

  • avatar pfkcil bellissimo

    26-12-2025 16:08:24

  • avatar Ktipster una poesia

    25-12-2025 10:56:03

  • avatar ziomax Buon Natale. Bravo. Anche romantico. Mi faceva quasi piangere.,,,,,

    25-12-2025 07:39:51